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      Riderà piú di prima!
      Bisognerà dunque che raccomandi la morale ad un dogma.
      Ciò posto, suppongo che ogni educatore, fra noi, ancorché scettico, sceglierà il dogma evangelico, e non l'islamico né il braminico. In generale, mi par di vedere tutti d'accordo nel considerare i dieci comandamenti come una base della morale, da non disprezzarsi.
      Dirà l'educatore scettico: Io non posso insegnare ed affermare quello che non conosco indubitatamente certo. Ed io rispondo, e domando s'egli è assolutamente certo del contrario. E se coll'assumere la responsabilità di scegliere per l'allievo fra i due, non corre il rischio d'affermare la propria infallibilità, della quale, suppongo, non sarà neppur certissimo?
      A parer mio, il dubbio stesso deve condurre a metter in sicuro prima di tutto la moralità dell'allievo; ad imprimergli quindi nel cuore per mezzo del dogma quel senso cristiano del bene e del male che è pur sempre la base della società moderna, e la sola guarentigia di quel benessere ripartito abbastanza egualmente, che è la piú ragionata e la piú vasta applicazione del primo dei precetti evangelici, la carità.
      Verrà anche troppo l'età del dubbio, non ne affrettiamo l'arrivo. Iddio ne volle immune l'infanzia e l'adolescenza, non alteriamo le disposizioni della sua bontà.
      I miei argomenti, lo so, non appagheranno il teologo e neppur il filosofo. Ma forse non saranno del tutto senza effetto su quelle intelligenze sincere, e che son ridotte a doversi cosí spesso contentare d'un probabilismo morale.
      Nella vita, gran numero di questioni esigono soluzioni pronte, e non s'ha tempo d'aspettare il comodo della metafisica, o dell'intelligenza che se ne convinca: fra queste e l'insegnamento religioso nell'infanzia e nell'adolescenza.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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