Guai se nostro padre ci coglieva un momento nell'italico dolce far niente! Per fortuna questa dolcezza fu sempre poco gustata dai Piemontesi.
Ad un altro esercizio venivamo tratto tratto occupati: quello di scrivere a modo nostro racconti, descrizioni d'invenzione o dal vero. Piú volte, dopo una passeggiata od una visita a qualche posizione pittoresca, a qualche villa o castello, uno di noi veniva incaricato di descrivere quello che s'era veduto. Quest'esercizio è ottimo pei giovani, e l'ho voluto mentovare perché se ne tenga conto dagli educatori.
Affinché poi ai giovani abbondi materia per simili relazioni, conviene durante le escursioni invitarli ad osservare le cose ed i luoghi sotto vari aspetti. Cosí nostro padre trovava occasione, secondo le posizioni e gli oggetti, di parlarci d'un po' di tutto ed in ispecie d'opportunità e applicazioni militari. Ci avvezzava a trovar facilmente la strada, a indovinare la direzione, a riconoscere luoghi già traversati, a vedere la probabilità di trovar acque, la vicinanza dell'abitato, la prossimità delle vette nel salire i monti, la misura ad occhio delle distanze, la figura dei terreni, ecc. ecc.; tutte cose che in mille occasioni, in tempo di guerra ed anche in circostanze comuni, serve moltissimo avere alla mano.
Del resto queste erano vere passeggiate militari d'otto, dieci, dodici miglia piemontesi; e mi ricordo d'una che fu la piú lunga, che durò dalla sera sino alle due del giorno dopo, e fu di 25 miglia nostre, vale a dire circa trentasei italiane; è vero che alla fine non ne potevo piú, avendo meno di quattordici anni, e dormii vent'ore d'un fiato. Siccome queste gite, contando nostro padre, il prete, noi, ed un servitore, si formava una banda discreta, e che noi ragazzi eravamo tutti d'alta statura, e s'andava per boschi e monti, un po' sulle strade, un po' a traverso, come veniva, ci è succeduto piú d'una volta di scura notte d'esser presi per malviventi.
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Piemontesi
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