Colui bestemmiava; mio padre, che gli era proprio venuta la mosca al naso, fremeva co' denti serrati; il prete di casa, don Andreis, obiurgava; noi, come i cagnuoli che abbaiano se trovano spalla, si veniva dicendo le nostre brave ingiuriette in francese; e Giacolin, e Pilade, e le cameriere, in serrafila tutti insieme, credo che si fece un tal baccano addosso a quel povero Maggiore o Colonnello che fosse, che non ebbe piú testa e si mise in fuga.
E cosí tutti appresso in truppa giú per le scale, poi in cortile, poi in istrada senza cappello in capo; come è naturale, si fece uscir la gente dalle botteghe, e radunarsi la folla della via.
Basta, visto che a questo modo si finiva in un chiasso, tutti di comune accordo chetammo la cosa. Il buon Colonnello se n'andò all'albergo, e noi ce ne tornammo a casa a riposarci sui nostri allori.
Ma alla gioia di vedere partire i Francesi, tenne dietro ben presto un'altra, non eguale, è vero, ma pur grande:
Quella di veder arrivare i Tedeschi!
In verità, lettore, mi vado toccando per sapere se son proprio io che ho scritto questa frase! E trovo che sono io in persona, anima e corpo.
Ma il lettore non ha bisogno che gli spieghi che cosa significavano allora i Tedeschi e che cosa hanno significato dipoi.
Il momento del mutar padrone è sempre, in ogni tempo, il carnevale dei birbi d'ogni categoria. Onde salvarsi le tasche, fu tosto messa in piedi una specie di guardia nazionale, cui fu posto nome: Guardia urbana.
Io ero verso i sedici anni, alto e robusto come n'avessi avuti venti, con una smania di vedere, d'agire, di correre, con una vitalità, un diavolo in corpo indicibile, una voglia di strappar la cavezza irrefrenabile; trovavo le circostanze favorevoli; tutto il paese in iscombussolo, in festa; mio padre, si può credere se avesse pensieri, faccende, interessi, desiderii, speranze da tenerlo in agitazione, e cavarlo dalle cure, dai pensieri soliti della vita domestica.
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