Tutta Italia trovavasi in un mirabile scompiglio. Le genti italiane tornavano: impiegati, soldati, ecc. Le genti francesi partivano, ed eran tutte le strade, come quelle dei formicai, piene di queste due correnti.
Mi ricordo che si trovò, prima dell'Appennino, un povero giovane romano che tornava mezzo sciancato dall'esercito. Presi a discorrere con lui in un punto dove i cavalli dovettero andare di passo; e fu la sua fortuna. Lo feci salire dietro il legno e, mentre doveva trascinarsi a piedi Dio sa quanti giorni, tornò a casa in posta in brevissimo tempo.
S'arrivò a Roma a notte tarda, circa a mezzo giugno, trovando ancora in piedi per istrada gli archi di trionfo di tela ingessata eretti a Papagiulio e a Ponte Molle pel ritorno di Pio VII, giunto pochi giorni prima. Si smontò a piazza Mignanelli, al palazzo in fondo, allora locanda: e la mattina s'ebbe tosto (segno dell'ambiente romano) una strombettata e stamburata sotto le finestre. Che cos'è? La famiglia del Papa che dà il ben arrivato a Vostra Eccellenza. Cordialità ospitale, alla quale chi ha viscere corrisponde tosto con una manata di scudi.
Roma, e si può anzi dire l'Europa, offriva allora lo spettacolo che appare verbigrazia, in un tratto di paese, in una contrada sulla quale si sia rovesciato qualche tremendo uragano, portato poscia dal vento in altre regioni. Gli uomini si rivedono in viso, si rallegrano di trovarsi ancora vivi, guardano attoniti le frane, gl'inghiaiamenti, le rovine, gli straripamenti, gli alberi sbarbati, i tetti rovesciati, i comignoli svelti: ma sono vivi essi; ma il turbine è scomparso; dunque, poco male! allegri! è affare d'un po' di spesa e di tempo. Sotto: tutti al lavoro cantando e rallegrandosi; e chi aggiusta, chi rialza, chi ripara, chi rinnova, chi rifabbrica.
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