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      - Chi è? Chi è? - Sono Massimo che torno da Roma; - ed in un lampo fui sotto il coltrone.
      La prima questione mia fu: - Piemonte Reale ha l'elmo? - Sí -. Respirai. Dopo alcune altre domande, eccoci ambedue addormentati.
      Non passò difatti una settimana, ed una bella domenica di splendente sole mi potei finalmente sentire in capo quell'elmo benedetto, vedermelo nello specchio insieme all'intero uniforme col quale, a detta delle mie adulatrici, pare che fossi abbastanza un bel ragazzo; potei avere l'ineffabil gioia di vedermi presentare l'arme dalle sentinelle, e di girare fino all'ora di pranzo in su e in giú per i portici di via Po, onde nessuno dei Torinesi venisse quel giorno defraudato del bene di contemplarmi.
      Il reggimento era in formazione, e credo che non ci fosse in quel momento uno squadrone a cavallo. Si raccoglievano i reduci dall'esercito francese, si nominavano gli ufficiali rimettendo in piedi tutti gli antichi, fuor d'esercizio da tant'anni. E poi è celebre il metodo che s'usò allora per coprire i posti delle varie amministrazioni, come dello stato militare. Si prese l'Almanacco di Corte e il Palmaverde dell'anno della partenza del re. Ognuno rioccupò il suo impiego d'allora, meno i morti nel frattempo (osservazione che forse poteva lasciarsi alla sagacità del lettore). Ma gli antichi, anche senza parlare dei morti, non potevano bastare, e convenne chiamar de' giovani.
      Io fui tra questi, e di sbalzo ebbi le spalline. E per qual motivo? Niente altro se non perché, se il lettore non l'ha dimenticato, nel 1240, o '60 o '80 (è curiosa che l'ho dimenticato io!) quel tal uomo d'arme dei Brenier Capel venne a prender moglie a Savigliano ed ebbe la fortuna d'essere la causa efficiente di quella lunga catena de' Taparelli, dei quali ho l'onore d'essere io il penultimo!


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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