Mi ricorderò sempre della prima volta che mi trovai col reggimento in battaglia al mio posto di sottotenente, e dell'impressione che provai, guardando a diritta ed a sinistra quei marziali, abbronzati e barbuti visi, resi piú severi d'aspetto dall'ombra prodotta dalle visiere degli elmi; uomini a tutte prove, che avevano assaggiate le nevi di Mosca come gli ardori dell'Andalusia, ed erano usciti vivi da tanti incontri per venire a trovarsi gl'inferiori d'un ragazzaccio senza pelo in viso, com'ero io! Io mi sentivo cosí piccino, cosí umile, cosí zero, e quel che è peggio, cosí ridicolo! Ed il ridicolo diventava uno strazio vero quando pensavo: "E tutto questo per qual motivo? perché sono un cavalierino per la grazia di Dio!" Mi pareva, da ogni voltar d'occhi di quei fieri volti, sentirmi dare quasi uno scappellotto, come si dà ai bambini importuni per levarseli d'intorno.
E mi faceva poi piú rabbia il vedere che, mentre io provavo cosí vivi questi sentimenti da averne la vita amara, i superiori, che avrebbero dovuto vergognarsi di comparire, pareva, a vederli, che Napoleone l'avessero vinto loro! Fra i capitani ed i subalterni v'erano tuttavia parecchi che venivano anch'essi da vari reggimenti francesi. L'aiutante maggiore, marchese Doria Cavaglià, era stato nei corazzieri, veniva diritto di Mosca, aveva passata la Beresina a guado e non sui ponti, ed era muso quanto chiunque: il cavalier Gazelli, ora generale, il cavalier d'Albrione, un Lombardi, un cavalier Lovera e qualche altro, erano freschi di quella grande epopea; non parlavano d'altro, ed io a bocca aperta, con tanto d'orecchie, a sentirli e ad empiermi il capo e l'immaginazione di que' tremendi sagrifici umani, di quelle immense devastazioni; a imparare avidamente fatti, aneddoti, nomi, e poi orgie, pazzie, fracassi, insolenze soldatesche, canzoni di taverna e di bivacco, e che so io, ed a formarmi di tutto quest'insieme un'idea d'un'epoca, d'un mondo tanto diverso, tanto piú splendido, piú grande, piú degno d'uomini e di soldati del nostro; ed a crescermi quindi ogni giorno piú l'umiliazione se guardavo a me, a molti miei compagni, e specialmente a quelli che ci comandavano.
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