Io non me lo feci dir due volte, colsi a volo l'idea, ed ecco come corrisposi al dolce invito.
Due giorni dopo, alla prim'alba, trottava sulla via di Milano un cavallo (non piú due) attaccato ad un legno a due ruote, quindi a due posti; nel quale però eravamo cinque persone, cioè: io e due altri, e poi il conte di Lagnasco a diritta e la contessa di Lagnasco-Wallenstein a sinistra, come due gran paraventi che c'impedivano, è vero, di godere delle bellezze del paese dai lati, ma ci lasciavano però veder la strada diritta che ci conduceva al sospirato Milano.
Mi ricordo che si viaggiava un po' stretti.
E perché quella coppia felice viaggiava con noi? Non lo dico senza rossore: perché era destinata ad essere venduta ad un mercante di quadri, e cosí pagare in parte la spesa del viaggio.
I Giorgiani ed i Circassi vendono figlie e figliuoli vivi, giovani e veri; e sarà poi un gran delitto vendere un paio d'antenati vecchi e dipinti?
Non narro le pazzie che si fecero a Milano ove, fra gli altri scherzi, il suo futuro governatore fu arrestato per difetto di carte; dirò solo che la mia idea di rapire questi antenati parve talmente nuova a tutti, che la scappata venne perdonata, ed a quella mia gita rimase poi sempre, in casa e nel parentado, il distintivo di Viaggio cogli antenati.
Essi furono finalmente riportati in casa molti anni dopo, onde il servigio resomi in quell'occasione non costò loro se non un soggiorno d'una dozzina d'anni a Milano.
Questa mia scioperataggine, fatale al fisico quanto al morale d'un giovane, era causa di vive inquietudini a mio padre e piú a mia madre, ed oggi ancora, scrivendo queste linee, provo una stretta al cuore pensando ai dispiaceri che le diedi in quei tempi, Dio volesse fossero stati i soli!
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