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      Cosí sempre piú mi confermai nell'idea di darmi alle arti, alle quali già mi sentivo inclinato. Non è certamente la via piú sicura di evitare sempre i digiuni - lo sanno i cari colleghi; - ma alla fine sono tanti gli usi che si possono fare d'un pennello, che, a non voler traversare il deserto di Sahara, alla peggio, in terra di cristiani un pane al giorno è difficile che non troviate modo di farglielo partorire.
      Fin qui però tutto si risolveva in intenzioni: e la vita scioperata, meno nei rari momenti nei quali Bidone riusciva a sorprendermi, e rapirmi ai miei vizi, (appunto come Socrate faceva con Alcibiade scusi l'audacia del paragone), quella vita, dico, durava e fioriva sempre allo stesso modo, in mezzo a tutta la solita schiuma che popola caffè, biliardi, ecc. ecc. ecc.
      Ma spuntò pure il giorno benedetto della grande, della ferma, dell'assoluta e durevole risoluzione!
      Dall'oggi al domani, mutazione completa. Lasciate tutte le compagnie di prima; lasciati amici, lasciate amiche, lasciati caffè, biliardi, teatri, osterie e tutto quel che si tace; mutate abitudini, mutato orario, mutati luoghi passeggi, ecc. ecc. Cambiato tutto. Sparito l'omo vecchio comparso l'omo nuovo. Cominciai coll'alzarmi la mattina prima di giorno, e subito a studiare, leggere, disegnare fino a colezione; dopo colezione, studiare e lavorare, meno un'ora di passeggiata, fino al pranzo; e la sera daccapo. Tutto ciò da me, senza direzione, con impeto, e soprattutto senz'averne informata punto tutta la mia società di prima.
      Scomparvi, e fu finita.
      Per un giorno, due giorni non ne fu fatto caso; poi cominciò il bisbiglio tra i compagni. E Massimo? - Hai visto Massimo? - Che n'è di Massimo? - Nessuno ne sapeva nulla.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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