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      Mi pare, ma non l'ho ben presente, che avessi dato ordine in casa che non ricevevo visite. Ma era forse inutile, che pochi, per non dire nessuno, di quella razza d'amici avrebbe osato avventurarsi dove abitava mio padre: e in ciò rendevano piena giustizia a sé ed a lui.
      Non avendo, come dico, direzione e volendo pur studiare il paese a olio, m'ero informato da un nostro Pittore, il cavalier Bagetti, uomo pieno d'ingegno, acquerellista svelto, immaginoso, ardito, rotto al mondo, ai viaggi, alla società. Napoleone l'aveva condotto con sé in molte guerre perché gli ritraesse i suoi campi di strage(13); m'ero informato, dico, da lui in che modo dovessi incominciare a dipingere. Egli mi consigliò di copiare due marine che aveva il marchese di Cambiano nella sua galleria. Bei quadri, non so di chi, o non me ne ricordo. Ottenni la licenza del Marchese che mi fece portare i due quadri in una camera ai mezzanini per maggior comodo, e la sera (volendo prima che a olio copiarli a lapis) vi lavoravo.
      Qui mi venne a trovare uno de' miei antichi amici (sarebbe piú esatto nemici). Entrò sorridente; ma mi accorsi che con un'occhiata mi squadrò da capo a piedi, occhiata nella quale la fiducia non era dominante; come quand'uno s'accosta ad un animale sospetto.
      - Insomma, non ti si vede piú,.... si può sapere.... che cosa t'abbiamo fatto?... che è successo?....
      - Non m'avete fatto niente, e non è successo altro - risposi anch'io ridendo, - se non che m'è venuto voglia di studiare la pittura e di copiare questi quadri.
      Questa risposta e niente era lo stesso; e cosí l'intese l'amico. Dopo qualche altra parola se n'andò; e seppi dipoi, che, tornato col suo rapporto nella compagnia dei birbi; udito, pesato, esaminato l'affare, fu conchiuso all'unanimità che ero diventato matto.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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