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      E quando raramente ancora qualcuno domandava di me, si rispondeva invariabilmente: a j'è viraje la bocia.(14)
     
     
     
      CAPO DECIMOTERZO
     
      Lo dico sincerarnente. Se di tante cose d'allora mi vergogno, e vorrei dimenticarmi, di questa un po' me ne tengo. Via.... dica la verità, caro lettore! non le pare che per un giovane che è stato un disperato per qualche anno, passare detto fatto alla vita, sto per dire, di novizio cappuccino, ci vuole una certa forza di volontà, e che il caso non è tanto comune? Dall'essere sempre attaccato a qualche gonnella, fatto sta, che passai quattr'anni ed otto mesi in stretta ed assoluta astinenza da ogni relazione di tal genere; sentendomi talvolta portar per aria, è vero: ma forte! Ho detto no, e se son uomo, no ha da essere e no fu.
      Ed ecco qui già comparso un frutto dell'educazione, dell'esempio di mio padre e di mia madre; e forse anco dell'essere nato di loro; come pure un frutto dell'amicizia provvida ed illuminata di Bidone. Egli poi mi aveva insegnato un modo per acquistare fermezza di volontà, modo che può dirsi ginnastica morale, simile alla ginnastica materiale che s'usa per dar forza ai muscoli e elasticità alla fibra. Egli mi diceva: "Negli atti della vita, s'avvezzi a fare dei sacrificii ignorati da tutti; s'avvezzi, senza che nessuno lo sappia o possa sapergliene grado o lodarla, a rinunziare a cosa che le piaccia, come ad accettare cosa che le dispiaccia; cominciando da piccole cose e via via affrontandone sempre di maggiori e di piú difficili." Io prego i giovani, li prego in nome di quello che hanno di caro al mondo, li prego in nome della nostra povera patria, della nostra sfiancata razza latina, che ha tanto bisogno, quello di temprarsi, d'acquistare carattere, fermezza, forza morale, e che ove l'avesse, sarebbe la prima nazione del mondo!, io li prego, ripeto, a meditare questo precetto di Bidone, a persuadersi della sua importanza, ed a metterlo in pratica, piú e meglio che non lo misi in pratica io.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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