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      Ma questa volta contò fra le eccezioni. Invece d'infilare la via diritta, tutto il convoglio infilò il canale scavato da Pio VI per asciugare le Paludi, e che corre accanto alla strada in tutta la sua lunghezza. Enrico ed il servitore. che badavano a quel che accadeva, fecero a tempo a buttarsi giú dal legno. Io che leggevo, me n'accorsi piú tardi, e m'imbrogliai nel montatore, tantoché caddi in terra: udii una consolante voce che diceva: "Povero Massimo!" mentre mi vedevo venir sulla schiena la ruota di dietro del legno! Pensai addio spina dorsale! Passò difatti la clemente ruota sul mio dorso, ma senza rompermi nulla, e lasciando soltanto un'ammaccatura, non senza meraviglia universale.
      Io mi rizzai contento, e feci un salto d'allegria; il legno con cavalli e postiglioni stava immobile nel canale; il maestro di posta, presa una forcina, li voleva ammazzare a ogni modo, e finalmente trattenuto e pregato, seguitò la commedia col cacciar via i postiglioni: ciò che significa per loro, far un giro dietro il casale della Posta: e quando le parti interessate sono partite, ritornare a fare il postiglione come prima.
      Basta, in mezzo a questa vicenda la conclusione fu che la sera, nostra madre ci poté rivedere tutti e due sani e liberi, ed Enrico perfettamente rimesso dal suo gran male.
      All'aprirsi della primavera si prese un casino a Castel Gandolfo, villeggiatura del Papa, da certi contadini benestanti del paese, detti gli Albenzi.
      Mio padre ci venne a trovare. Vide i miei lavori, e certamente li pesò per quel che valevano, ma per non disgustarmi dallo studio, se ne mostrò abbastanza contento, e mi ci fece poche critiche. Non doveva parergli vero, che un birichino scioperato par mio studiasse, e, bene o male, qualche cosa producesse, invece di passar la vita ne' caffè e ne' bigliardi come prima.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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