Pagina (293/890)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      V'è chi senza sentire amore, senza ombra di passione, prende ad eseguir l'impresa, con un fingere continuo, col presentarsi alla povera vittima qual modello di delicatezza unita ad un amore invincibile. Ordinariamente la donna è buona, confidente, ignara delle turpitudini umane. Crede, s'abbandona, e la felicità, la pace, l'avvenire di molte persone è spesso perduto per sempre... ed agli autori di questi disastri ogni casa è generalmente aperta, mentre s'impicca invece chi assalta alla strada! E dicono che c'è giustizia!
      In questo non ho rimorsi. Quando m'accadde di pronunziare quella fatal parola, "io t'amo", e dirla sul serio, e non per barzelletta, era anche troppo vero....
      Nella prima adolescenza vissi da birichino, né piú né meno; non m'accostavo se non a birichine colle quali la parola amore non era moneta corrente. Piú innanzi ebbi un brutto stadio, che però durò poco, d'avere due o tre innamorate in una volta, piú per mattezza, che per altro; venne poi il giorno che m'innamorai davvero con una violenza indicibile. La cosa durò molti anni. Intanto io mi andavo maturando col vivere e coll'esperienza; il finto, il falso, mi veniva ogni giorno piú in uggia: cercavo in fatto di bugie di ristringermi, come si fa talvolta nelle famiglie per la spesa, al puro necessario; e fui cosí condotto a formarmi una massima non molto praticata dal mondo giovanile: che si deve dire la verità e mantenere la parola data, a tutti.... persino alle donne!
      Perciò credo d'essere stato uno degli uomini che ha piú praticata la fedeltà: principalmente per il motivo che non avrei potuto negare l'infedeltà, se fossi stato interrogato e messo co' piedi al muro. Piú che fedele ero dunque veritiero. In effetto solevo dire: "in amore la costanza è il necessario, la fedeltà è il lusso;" e lo dicevo un po' per burla, un po' davvero.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890