Lo sanno le segrete dello Spielberg, come lo ricordano con gratitudine, onore, e rispetto quanti hanno un cuore fra noi.
Ma ognuno vede qual differenza corra, fra una pena che s'incontra per aver aggredito un governo, sia pure illegale e tirannico, e quella che vi colpisce mentre la vostra mano non minacciava veruno, mentre vostro solo delitto era non voler rinnegare il proprio diritto, né farvi complice della sua violazione.
Nel primo caso v'è sempre per lo meno chi vi taccia d'imprudenza, d'avventatezza; v'è nel cuore umano un sentimento che non permette di condannare interamente anche un governo iniquo quando aggredito si difende: invece nel secondo caso l'interesse, la pietà, l'onore è tutto per la vittima; l'odio, l'indignazione, l'infamia tutta pel carnefice.
Che cosa disse di fatti la vecchia politica de' nostri padri? Non far martiri. È segno dunque che ad un governo ingiusto nuoce piú il martire che non il ribelle.
Il diritto vien reso veramente immortale non dalla forza attiva, bensí dalla passiva. Una delle piú singolari e meravigliose prove di questa verità l'offre il popolo ebreo. Oggi quasi generalmente egli ottiene la ricognizione de' suoi diritti, negatigli dai tempi di Tito in qua. Per diciotto secoli, da un lato stavano due o tre cento milioni di cristiani, e circa cento sessanta di Islamiti; dall'altra, cinque milioni d'Ebrei. Tutti hanno idea dell'accanimento col quale si cercò di sterminarli, di calpestare, di spegnere l'ultimo germe di quell'indomabile stirpe di Giacobbe. Chi la vinse alla fine? L'hanno vinta i cinque contro i quattrocento sessanta!
La forza passiva venne nobilmente praticata in molte occasioni dai Milanesi e dai Lombardi. Sono all'atto purtroppo di praticarla i poveri Veneziani.
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