Essa che sempre al marito, ai figli, alla famiglia sacrificò se stessa, inclinava a lasciarmi tentar la prova, e mio padre non disdiceva risolutamente, finché in ultimo inoltrandosi l'autunno bisognò pur decidersi, e venne deciso il sí.
Questa risoluzione fu prova di fermezza quanto di buon giudizio ne' miei genitori. Ora non sembrerebbe se non cosa naturale e che andasse da sé. Ma allora il cavalier Massimo d'Azeglio che lasciava il suo posto in Piemonte Reale, o nelle Guardie, per andare a Roma a far il pittore!.... queste 24 parole accozzate insieme in un solo periodo, esprimevano per la nostra società il ritorno del mondo nel caos, e l'abominazione della desolazione.
Per dar un'idea completa d'un tempo cosí fuori oramai delle nostre idee, la piú sbrigativa e la piú esatta sarebbe supporsi in una conversazione d'una casa della vecchia nostra nobiltà, nel 1820. Il male è che se si fa il dialogo in italiano, non c'è piú couleur locale, e rimane scipito. Bisognerebbe proprio farlo in piemontese. Non tutti lo capiranno...? Oh bene!... chi vorrà capirlo, se lo farà spiegare; chi non vorrà, avrà perduto poco. Anzi debbo avvertire il lettore che se io mi ci diverto a far questo ritratto d'un mondo che tanto ho conosciuto, a lui può riescire poco interessante il quadro. In tal caso è presto rimediato: si salta.
Ben inteso, presento i tipi non le persone: queste le immagino. Poiché ci siamo, facciamo un po' di campo alle figure, e descriviamo la scena.
Palazzo, architettura del 1600, in via N. N. Entrata per i legni, portone, atrio, cortile, dal quale si gode la vista di case vicine, con non meno di dodici lunghe ringhiere terminate da dodici ecc. ecc., solo genere di pubblicità permesso allora dal governo.
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