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      Di portinaio, ben inteso, non se ne discorre. Non ci sono ora i portinai (o se talvolta ci sono, avendo il solo incarico di chiudere il portone alle undici, abitano talvolta in soffitta); si figuri se ci erano quarantatré anni fa! Scalone a stucchi del tempo, al quale per compimento ci sarebbe voluto, secondo lo stile, un parapetto a colonnette di marmo o almen di stucco; ma nel meglio l'avo o il bisavo aveva dovuto andar alla guerra, provvedersi cavalli, armi, equipaggio di campagna, gli eran perciò mancati i soldi pel palazzo: e lo scalone s'era dovuto rendere provvisoriamente praticabile mediante una mantegna o stanga di noce, che datando dai tempi di Catinat o di Vendôme, ha ora presa una patina scura e lucida, sotto le dita di quattro o cinque generazioni. La detta stanga non fu mai mutata perché i successivi padroni sempre fecero questo ragionamento: - Siamo saliti cosí fino ad oggi, potremo salire anche domani.
      La sala d'un palazzo torinese era ancora nel '20 un composto cosí curioso, che chi non l'ha visto non se ne fa idea, e merita d'esser descritta. E badi, suppongo una casa ricca, sala a stucchi, e scompartimenti, dipinti a tempera, od occupati da quadri a olio insecchiti, scrostati, sfondati, bucherati dai proiettili de' signorini di casa. Un gran cassabanco, che la sera si trasforma in letto per chi dorme in sala, coperto di un panno verde a frange, usato e tempestato di frittelle d'olio; una lucerna d'ottone (supponiamo il momento della conversazione di prima sera) e il lucignolo con tre dita di fungo che fila. Accanto, su una tavola, l'esercito schierato delle scarpe di casa: scarponi di panno o di dante di un vecchio zio cavalier di Malta, podagroso; stivali alla Suvaroff in forma, cogli sproni ai tacchi dell'uffiziale; scarpe colle fibbie d'argento del prete, scarpette della signora, scarpini delle ragazze e de' bambini, colle spazzole, la boccia, la scodella del lucido ecc., e il muro vicino schizzato a porfido dal lavoro delle spazzole.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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