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      È una vera compassione a vedere quei poveri poledri, che sino a tre anni vivono sciolti per la campagna, presi al laccio, e per buon ingresso salutati subito con un carico di legnate; a veder mettere loro la cavezza, e poi una cinghia, e cosí farli trottare in tondo alla corda con un ragazzo poco meno da compiangersi di loro, che corre dietro trafelato in un raggio minore, con una lunga pertica in mano, e giú picchiate ogni volta che ci può arrivare. Sono incredibili i salti, i calci, l'impennate, le disperazioni di quelle povere bestie, che spesso finiscono collo stroppiarsi o rompersi il collo, rompendolo pure talvolta al primo che dopo molti altri martirii finalmente li cavalca. Ci sarebbero storielle da narrare a questo proposito, ma se dovessi dire tutto non la finirei piú. Questo solo dirò, che è impossibile tacerlo. Si figuri che quei cavallerizzi facevano sempre galoppare sulla diritta senza mai cambiare di piede. Domandai: - Perché? - Come perché? - mi risposero - oh bella! perché i cavalli non galoppano a sinistra!!!
      Io li aiutavo nell'addestrare cavalli; e mi ricordo che mentre facevo questo discorso, mi trovavo appunto su un cavallo da carrozza, forse per insegnargli a portare; e non so perché ero senza sella ed un solo filetto. A questa strana teoria mi misi a ridere, e dissi: - e io scommetto che cosí come mi trovo con questo cavallone, lo farò galoppare cambiando piede. - Non c'era un gran merito. Chi conosce che cos'è cavallo, sa che deve necessariamente partire dal piede che gli si fa presentare prima; quindi messomi nella pesta, con una strappata di filetto gli feci voltare quella sua testaccia a diritta, e datogli una gran scalcagnata da voltargli un po' la groppa, sfido che avesse potuto galoppare se non a sinistra!


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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