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      Questi eran gli usi in vigore nell'osteria di Veleno.
      In uno dei piú caldi e piú sereni giorni di maggio si faceva il nostro ingresso, dopo mezzogiorno, in Castel Sant'Elia.
      Una delle piú belle e pittoresche parti della campagna romana è quella che incomincia a Nepi, e si stende fino al Tevere per larghezza; per lunghezza giunge sino ad Otricoli ed anco fino a Narni. I forestieri, i touristi, non ne seppero mai nulla sino ad oggi: e tanto meno la conoscevano nel maggio del 1821. Ho sempre trovate belle sopra tutte quelle parti della terra italiana sulle quali non rimasero stampate le suole degli stranieri. Buona o cattiva, è la terra nostra vergine quale la fece Iddio e non guastata da nessuno.
      Questa regione veduta in distanza, sembra una pianura leggermente ondulata. Chi invece ci si inoltra, si trova ad un tratto sul ciglio di larghi burroni che solcano il suolo ed in fondo a' quali corre un piccolo torrente. Questi rivi nascono nelle colline di Sutri, di Vico, di Viterbo e dapprima scendono quasi a fior di terra. A poco a poco si vengono poi avvallando, e serpeggiano, in mezzo a queste valli profonde, larghe talvolta piú d'un miglio; né può facilmente concepirsi in qual modo cosí piccoli rigagnoli abbian potuto scavare letti tanto estesi e profondi. Ed al contrario qual altra forza se non l'acqua può averli formati? Le pareti di queste voragini sono per lo piú grandiosi squarci di rocce a perpendicolo talvolta scoscendimenti erbosi o vestiti di boscaglie. Il fondo è fresco e verdeggiante pei grandi alberi ed ombre opache, le correnti, i filetti d'acqua, i ristagni ove questa impadula; che ora si vedono e riflettono il verde della campagna o l'azzurro del cielo, ora rimangono confusi o celati sotto le volte d'una robusta e fitta vegetazione.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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