A Napoli Vianelli, Gigante, Smargiasso, Carelli e molti altri non ebbero bisogno di lasciare i loro climi felici per farsi nome e ricchezze, e Dio sa che tempi eran quelli nel senso politico! Ed ora quando tutto dovrebbe spirare indipendenza, azione spontanea, libera ed originale iniziativa, la mia povera arte del paesista ha da esser servile, piaggiatrice, copia di copia d'una natura che non è la sua e che n'è lontana le mille miglia?
Dopo aver detto quel che penso sulle accademie e le Società promotrici, dell'originalità, dell'indipendenza artistica, sono il primo a riconoscere che sarebbe errore considerarle come fatti isolati. Esse sono frutto delle condizioni del mondo moderno, e tutti i ragionamenti possibili non servono a mutarlo. Si seguiterà per un gran pezzo a proteggere le belle arti, come l'orso della favola proteggeva l'uomo contro le mosche; si seguiterà a copiare gli artisti di moda, anzi a contraffarli, come s'usa per medaglie, armature e curiosità antiche; si seguiterà ad ubbidire il pubblico ne' suoi capricci di cattivo gusto, invece di correggerlo e condurlo al bello, al vero ed al buono; si seguiterà a generare artisti superflui, ed a tenerli vivi, colle Promotrici; io seguiterò a pagare la mia quota per mantenerle in fiore, ed avrò in ultima analisi il destino di tutti i predicatori.
In questo caso l'ostacolo non sta già nel non capire: tutti invece, parlo di chi ha sale in zucca, e se n'intende, pensano allo stesso modo, ma sta nella forza d'inerzia. L'abitudine è mezzo padrona del mondo: "cosí faceva mio padre" - anche in quest'èra di rivoluzioni - è sempre una delle grandi forze che guidano il mondo. Forse è un bene; ché altrimenti il nostro pianeta rotolerebbe troppo in furia.
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