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      I nostri sentimenti furono sempre all'unisono: tu non ti muti certo in quest'occasione. Vado, starò al mio posto sin all'ultimo... forse non torno, Dio sia con te!" Dio fu con me veramente, perché ebbi tanta forza da rispondergli: "Và, stà, muori se convien morire! Troppo sarei indegna di te se tenessi altro linguaggio!" E partí."
      Specchiatevi in queste anime, uomini e donne italiane; e tenete a mente che quando vi sarete resi simili a loro, l'Italia sarà veramente una nazione.
      Per resi simili, non intendo che si abbia a pensare come loro, e dividere le loro opinioni; ma intendo che è necessario prima di tutto averne; in secondo luogo averne delle proprie, fondate quanto si può sulla ragione, sul giusto, e tenute per certe e per vere: in terzo luogo saperle sostenere in tutte le circostanze fino a dar per esse la vita.
      Mio fratello Roberto, quantunque non figurasse tra i primi autori del movimento, vi s'era però abbastanza compromesso, perché fosse prudente sottrarsi alle prime ire del Governo di Carlo Felice. Allora, come sempre, vi furono gli zelanti, quelli che si fanno merito sulla pelle altrui, e fondano bene gli affari propri sulla rovina anco de' loro amici. Non si può però dire che il governo si mostrasse eccessivamente crudele, ancorché al Re fosse dato il titolo di Carlo feroce. Vi fu una sola sentenza capitale eseguita, quella del capitano Garelli. Di troppo certamente anche codesta; bisogna però riflettere che non era in quel tempo invalsa nell'opinione la massima oggi generalmente ammessa: la esclusione assoluta della pena di morte in materia politica. Gli altri condannati, Collegno, Caraglio, La Cisterna, ecc., vennero impiccati in effigie essendo contumaci. Ma neppur nel '21 nessun Governo aveva piú a sua disposizione il marchio dell'infamia, e la mano del boia che appese alle forche gli onorati nomi di quei giovani, fu impotente ad imbrattarli.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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