Pagina (374/890)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Le assicuro che ciò non mi passa nemmeno pel capo.
      No: io non tralascio mai occasione di parlare in questo senso, perché mi colpisce vedere quanto le vere e sane idee sull'autorità, sul suo scopo, sul perché esista, sui suoi doveri, sul suo merito, il suo decoro, la sua gloria, siano falsate: e perché mi sembra importante che da ogni parte si metta in guardia il pubblico contro queste vecchie falsificazioni.
      Da due secoli in qua non son pur mancati pensatori e scrittori liberi, e cercatori del vero e del giusto; uomini che non curavano né pericoli né guadagni, e dicevano arditamente quel che credevano la verità. Son pur comparse le scuole piú arditamente novatrici in materia filosofica, politica, giudiciaria, economica; non è certamente il rispetto dell'antico, del consueto; non è il giogo della vecchia scolastica che imprigiona il pensiero, ed incatena i giudizi del mondo.
      Eppure qual è il sentimento che si trova a scendere nel fondo de' fondi della coscienza pubblica? Si trova il culto della forza materiale!
      Si stima forse l'autorità per quanto rende felici gli uomini? Si ammira forse sopra tutte quella che, individuo per individuo e con eguale premura, li rende migliori, piú istruiti, piú liberi, piú ricchi? Che cos'è l'onore per l'autorità? Sta esso nella giustizia, nella beneficenza, nella moderazione, nella ragionevolezza?
      L'antica idea pagana, sottomettere, costringere, sforzare, occupare, ecco per qual via l'autorità ottiene stima; per quanto si ciarli di diritti, d'indipendenza e di libertà. L'onore poi dell'autorità, che parrebbe dovere essere della stoffa medesima di quello dei privati, vediamo qual viso egli abbia! Esempio. Io, privato, ho delle possessioni sulle quali vive gran numero di contadini come coloni.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890