La prima repubblica francese strappa il vecchio e superbo pontefice dalla sua sede, lo manda a morire a Valenza di dolore e disagio, e sul suo trono rovesciato suscita una repubblica: Napoleone sbalza il suo successore da una ad un'altra prigione. La seconda repubblica francese, all'opposto della prima, uccide con poca gloria la sorella romana, e si pone a guardia del pontefice richiamato.
Sono dunque ardenti di fede questi soldati, questi principi, queste repubbliche? Fede? non credono a nulla. Ma che vogliono dunque? Qual fato li spinge? Che vuole il mondo da secoli, ora gittandosi furibondo su Roma per isbranarla, ed ora cadendo a' suoi piedi, sbigottito del suo ardimento ed offrendole il suo sangue ed i suoi tesori?
Chi può spiegare questo fatto unico nella storia? Io no certamente; e mi contento di ripetere che Roma merita veramente il nome di Città eterna. Roma, ci si creda o non ci si creda, esercitò sin qui, ed esercita ancora un fascino sui cuori e sulle immaginazioni di tutta la terra. Se cade Firenze, Napoli, Milano, il mondo appena si volge, poi riprende la sua via: se cade Roma, l'umanità se ne turba. Tale è il fatto storico innegabile, ed innegato da chi conosce il passato.
Questa rapida rivista, colla serie dei ragionamenti che in essa mi serví di guida, non parranno inutili ove io debba descrivere non solo i fatti della mia vita, ma la figliazione altresí de' miei pensieri, e la formazione delle opinioni che ho dipoi professate. Io però, se non è troppo presumere, avrei in animo che anco ad un altro scopo servisse. A destar cioè qualche dubbio in que' politici che sulla questione romana parlano tanto sicuri; onde in verità, sembra l'abbiano studiata meno del necessario.
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