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      ... un'aria!... - ed essa intendeva dire, "si può dare un'insolenza simile!"
      Ma l'invidiabile facoltà di non pagare i debiti non bastava a metterla in condizioni agiate; pur divertirsi bisognava, quindi trattava senza cerimonie i suoi invitati. Nella villetta della quale occupava un piano, era un salotto in capo alla scala, che per i pasti s'empiva tutto con una gran tavola aiutata al bisogno da appendici d'assi posate su trespoli: sistema che faceva occupare tutta l'area, e non c'era da pensare a servitori che circolassero: però non si mutavano piatti, non si serviva, e la roba andava a chi piglia piglia. Da un lato del salotto dormiva in una camera la principessa colle figlie; dall'altra era il dormitorio degli amici di casa, ove primeggiava un letto per l'atleta locandiere, come voleva giustizia: e per terra una serie di materazzi e sacconi, sui quali i villeggianti aveano facoltà la sera di cercare la posizione piú comoda ai loro riposi. Tutte cose trovate allora naturalissime, e che non impedivano punto alla brigata di passarsela allegramente.
      Per compire la pittura di questi costumi, aggiungerò alcuni aneddoti.
      Fra le numerose passioni che arsero nel cuore della principessa, una fu per un certo tempo accesa dal suo cocchiere. Era certo un gran comodo poter tener in casa l'amante senza far dire. Anche a Roma non si sarebbe supposto il vero senza segni evidenti. In questo caso però vi furono e non punto equivoci.
      La principessa andava al Corso. Era l'uso fermarsi in piazza del Popolo, ove i giovani venivano intorno ai legni a discorrere colle signore. Se si fermava a quella della principessa qualche adoratore, che non desse nel genio al cocchiere, questi di sua iniziativa frustava, e via!


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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