Tra suoi famigliari era amato per la sua semplicità, ma aveva nome d'uomo d'incredibile apatía.
Difatti morí vecchissimo coi suoi capelli neri, quasi punto canuti; quantunque ne avesse passate di quelle che una sola basta a farli imbiancare.
A Castel Gandolfo, ove andai con mio padre, ebbi l'onore di giocare con lui in una partita di bigliardo; e mi ricordo benissimo la sua zazzera staccava in scuro sotto il zucchetto e sull'abito bianco.
Già indicai che Consalvi per tirar forestieri (s'intende, i loro quattrini) nello Stato, li favoriva, e permetteva raramente ai Romani d'aver ragione contro le loro insolenze. Favoriva poi in genere le alte classi, i ricchi, i potenti. Per circostanze mie personali fui a portata di conoscere ne' suoi particolari un fatto veramente incredibile, che viene a proposito e dirò brevemente.
È bene aver idee esatte di quel tempo passato, che certe buone anime vorrebbero coniugare al tempo presente.
In via Gregoriana sul Pincio, poco lungi dalla Trinità dei Monti, vi sono (o v'erano) parecchie piccole case con studi per artisti, proprietà della famiglia Pacetti, e che s'estendono sino alla via Sistina. È una famiglia d'artisti, ed il nonno de' viventi era un tal cavalier Pacetti, scultore di sufficiente grido, e che molto bene conosceva l'arte sua.
Al tempo della Repubblica romana, quella impiantata e non quell'altra spiantata dai Francesi, i signori e possidenti romani vennero colpiti d'una contribuzione che, data la difficoltà de' tempi, anco i piú ricchi penavano a pagare. Ognuno s'ingegnava alla meglio per raggranellar denari; si mettevano in vendita mobilie, gioie, oggetti d'arte ed altre cose preziose; e dalla famiglia Barberini furono esposte in una sala del palazzo alle Quattro Fontane parecchie anticaglie, fra le quali il torso d'una figura maschile, opera greca in marmo pentelico, de' tempi migliori.
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