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      L'amore per questa lumaca sotto forma muliebre era la grande, l'unica passione del sor Checco; e l'ardente suo desiderio, poter un giorno vedere la Nina sotto il braccio d'un signore (nel senso di non villano), e sua adorata e legittima consorte.
      Per questo il sor Checco, due o tre anni prima della mia comparsa sull'orizzonte marinese, aveva messo sottosopra cielo e terra, e finalmente trovato a Roma l'uomo che faceva per lui; un mezzo signorotto da dozzina.
      Devo confessare che ne ho dimenticato il nome; ricordo però bene il fatto, che fu questo.
      Tutto era stato ammannito e preparato per il matrimonio che doveva contrarsi in Marino. Pronta la funzione in chiesa, pronto il pranzo in cucina, pronta la casa, il talamo, pronta persino la musa del sor Fumasoni notaio e poeta del paese; altro originale che troveremo piú avanti.
      Sorse il giorno del fausto evento. Le gale della sora Nina erano inesplicabili; ed i genitori anche essi rimessi a nuovo, non stuonavano troppo co' suoi splendori. Lo sposo dovea venire da Roma a mezza mattina, perché la funzione permettesse di andar in tavola, come il solito, mezzogiorno.
      Passa la mezzamattina, passa l'intera, passa mezzo giorno, passa l'avemaria, in conclusione lo sposo l'hanno ancora da vedere ora. Solo l'immaginazione, e non la penna, può dipingere l'ire del sor Checco, le tristezze della moglie, la perfetta tranquillità della sora Nina, la quale s'andò a spogliare; che al pranzo, dovutosi ritardare d'un par d'ore, ebbe un appetito da angelo; e che la notte dormí come il solito le sue nove ore tutte d'un fiato. In paese si rise, e stante la nota ed innata bontà dell'umana specie, si provò generalmente una profonda soddisfazione di veder lo scudo della gran casa Tozzi spogliato dei suoi raggi da un paino romano.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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