- Gli sta bene (dicevano) si vuol mettere co' signori.... ci ho gusto! -
E qui veniva citato quel gran proverbio che parla della superbia del villan rifatto, con una rima ed una parola che non sbigottí Dante; ma io, che non son Dante, me ne sbigottisco e non oso pronunziarla.
Naturalmente lo sposo infido non ebbe mai piú in eterno il grillo di venire a Marino, e nemmeno a sei miglia di raggio in giro; le ire, come le risa, cancellate da' giornalieri colpi d'ala del tempo, si risolsero in nulla, e le cose ripresero il loro andamento normale.
Il sor Checco poi, tenax propositi vir, seguitò la cerca del signore, ma volle prendere tutte le precauzioni necessarie perché non si rinnovasse un simile scandalo sotto il suo tetto.
S'informò, consultò, seguí la massima - cento misure e un taglio, - e alla fin de' fini trovò un secondo sposo, e questo fu il buono e fu davvero.
Aveva nome il signor Virginio Maldura, ometto magro, color terreo, di mezza statura, piuttosto gracile. Tipo di genero sottomesso: punto di vista importante. Era di famiglia civile d'artisti, non senza qualche cultura, buoni modi, carattere facile e pieghevole. Portava inoltre un vestito di panno bleu barbeau, a bottoni gialli, segno indelebile dell'elevata sua qualità e condizione, come degli alti destini preparati alla signora Nina.
Questa volta il matrimonio si fece felicemente.
Il sor Virginio divenne figlio di casa, col solo obbligo di mangiar e bere e andar a spasso; affinché a tutti apparisse manifesto che la figlia del sor Checco non aveva sposato un villano.
Gl'Italiani d'oggi pare si vengano persuadendo che far il signore non è una carriera né un'occupazione, e che non dev'esserlo nemmeno per chi abbia centomila scudi l'anno.
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