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      Ma il signor Virginio, niente affatto guasto dall'idee moderne, lo trovava il Re de' mestieri.
      Oltre i detti individui, v'era in casa Tozzi una vecchia zittella, sorella della sora Maria, detta zi' Anna. Aveva dato a vitalizio al nipote una sua possessione, facendogliene donazione a patto d'essere tenuta e mantenuta in casa, vita natural durante: e quest'ingegnoso ritrovato per passar tranquilli e senza pensieri gli ultimi suoi anni, avea condotto alla conseguenza immancabile, in casi simili, di farglieli passare su un letto di spine.
      Sempre per la gran bontà dell'umana specie, il sor Checco, il quale esercitava l'assoluto dispotico potere, quando vedeva la pace e l'ordine regnare da un pezzo ne' suoi felicissimi dominii, provava, come tutti i despoti, il bisogno di gettare uno sguardo rasserenato sui suoi fedelissimi e premiare la loro cieca ubbidienza con una lepidezza od un sorriso.
      La lepidezza di tavola era dar la tortura dell'acqua alla disgraziata zi' Anna.
      - Bevi, zi' Anna! - e facendo le viste di metter mano al boccale del vino, prendeva invece l'acqua, e gliene empieva il bicchiere.
      La povera vecchia, che n'avrebbe tanto gradito uno di vin pretto, ripeteva: - So' beto (ho bevuto), so' beto mo' proprio!.... - Era inutile. L'ho vista cogli occhi umidi che chiedevano un po' di compassione; ma la lepidezza conduceva all'economia, e questa era la rovina di zi' Anna. Io però le venivo mezzo di nascosto empiendo il bicchiere di vino, e per questo posso vantarmi d'essere stato il suo ultimo, e (probabilmente) il suo piú ardente amore.
      D'un ultimo personaggio mi resta a parlare, del signor Mario, fratello minore del sor Virginio.
      Questo ragazzaccio sui diciassett'anni, non posso dire a qual titolo o sotto qual forma si fosse introdotto in casa; fatto sta che vi era naturalizzato.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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