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      È anche vero - non posso negarlo - che l'argomento usato da padron Titta nella questione musicale, si applicherebbe, occorrendo, colla stessa facilità alla coniugale. Ma non per questo voglio tòrre ogni merito alla virtú marinese.
      Di furti non n'intesi mai discorrere. Trovai sempre mirabil prontezza in tutti, ad aiutarsi a vicenda ed a far piacere a chi, ben inteso, trattasse con gentilezza, e non volesse alzar arie con loro. Parecchie volte m'accadde trovarmi in qualche impaccio, e veder tutti gettarsi pronti per cavarmene.
      V'era poi un giovine povero, che campava lavorando ad opera, un tal Venanzio, il quale m'aveva preso a voler un tanto bene, che sempre mi stava attorno perché gli svelassi qualche mio nemico.
      - Se c'è qualcuno che ti dà fastidio, - mi ripeteva sempre, - una parola a Venanzio!....
      Per fortuna non avevo allora nemici, come non n'ebbi mai, e neppur oggi, grazie a Dio, ne ho: quindi mi rimase inutile un tanto amico.
      Fonte di quanto accade di male in que' paesi, è non tanto la perversità naturale quanto il sangue caldo, al quale il vino ed il clima accrescono fiamma tratto tratto. Oltre a questo vi dominano tristi tradizioni, tristi esempi; e l'educazione si può dire che sia quasi nulla.
      Ora dirò alcuni fatti ed usi locali; poi le riflessioni che, a parer mio, ne emergono.
      Queste mie ciarle, lo ripeto, non hanno per iscopo d'istruire il lettore di mille inutilità della mia vita. Non ci sprecherei né l'inchiostro, né il tempo. Ma a misura che se ne presenta il destro, entra nel disegno di questo scritto esaminare e discutere le questioni dalle quali può scaturire il miglioramento della nuova generazione ed il progresso morale del popol nostro.
      Lo scopo è grande, e v'è forse presunzione a proporselo.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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