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      - E cosí fece.
      Questa battaglia si sciolse senza danni notabili: e noi si ritornò a cena trionfanti del piú desiderio del sor Checco.
      Ma l'indomani venne il bello.
      Io dovetti andare a Roma, e presi una carrettella colla quale partii sull'ore bruciate, e quando siamo giú verso il fine delle vigne, vedo sbucar fuori d'una siepe uno che salta svelto a cassetta, e siede accanto al cocchiere. Era Peppe Rosso.
      - Che nova, padron Peppe? - Eh !.... - mi risponde con aria d'intelligenza e un po' ridendo - è bene mutar aria per qualche giorno - Sia pure -, rispondo, e presto mi si vien velando l'occhio, e dormicchiavo.
      La ritirata di Peppe era prudente, e probabilmente imposta dalla famiglia, non tanto perché Natale fosse uno de' primi bravi di Marino, quanto perché i Raparelli erano potenti, ed i Rosso aveano bisogno di loro.
      Si fece non so quante miglia al trottarello noiato de' cavalli in quell'ore che sembra proprio arda l'aria. A un tratto Peppe butta le gambe dentro, mi si getta addosso e mi si raggomitola dietro perch'io gli serva di scudo. -Che diavol hai? -grido io svegliandomi un tratto. Lui zitto; il cocchiere si dava delle mani sul capo esclamando: - E ora come si rimedia? - Ma insomma si può sapere che diavolo avete?
      Il vetturino con aria desolata m'indica col dito nella direzione della campagna, e vedo un uomo a cavallo che correva verso noi di carriera di traverso, e mi dicono: - È Natale.
      Una bagattella! In questo caso sinonimo di è Natale, era per Peppe essere ammazzato senza misericordia, salvo che riuscisse ad ammazzar l'altro. Ma con che? Lui era disarmato, ed io avevo soltanto uno stocco in un bastone. Certo, Natale non veniva a questa festa senza arme da fuoco.
      Passai qualche minuto poco piacevole, perché l'uso del paese in casi simili è di dire a chi sta di mezzo: "Scansati:" e se quello non può o non vuole scansarsi, si spara nel mucchio, com'era accaduto poco tempo prima a Rocca di Papa.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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