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      Com'è l'uso, la vendetti per sua memoria al piú presto possibile.
      Credo che il quadro ancora viva ritirato in un angolo di qualche palazzo reale.
      A Marino, durante questo mio secondo soggiorno, la casa Maldura si trovò piú del solito frequentata da villeggianti, allettati dall'aria, dalla libertà e dal buon mercato. Per dar ragione al proverbio, la molta brigata turbò la vita beata.
      Conoscevo a Roma un giovane, guardia nobile, don Luigi de' principi Spada, che per molte scapataggini s'era ritirato dal servizio. Era giovane d'onore, di cuore, di spiriti piú che vivaci, non mancava di talento e di coltura. Ma un cervello, che Dio ne scampi quanti, avendo voglia di studiare, hanno prima di tutto bisogno di vivere tranquilli. Una circostanza stava però in suo favore; sua madre era morta pazza.
      Egli si era lasciato impaniare dalle società segrete, e portava un certo pugnale segnato con un numero 3, che dava a supporre già collocati in buone mani il numero 1 ed il numero 2, - senza contare quelli che potevano venire in seguito. Non conosco le imprese degli altri numeri, ma metterei la mano nel fuoco che il numero 3 non fu mai quello d'un assassino. Non era birbante don Luigi Spada, era un cervello spiritato.
      Quando meno me l'aspettavo, eccolo comparire a Marino! Mi si presentò seguíto dal sinistro baule, segno d'un lungo soggiorno.
      Egli era un bel giovane, alto, smilzo, svelto, ben fatto, pallido, con una criniera biondo-lino che pareva passata all'amido, tanto gli stava ritta sulla fronte, e due occhi bigi chiari, sempre spalancati, e non sempre esprimenti una perfetta lucidità cerebrale.
      Dopo le prime accoglienze, m'annunziò che si trovava in circostanze - affari d'amore, diceva egli - per le quali dovea guardarsi la vita, che a Roma gli veniva minacciata da rivali, parenti offesi o che so io.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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