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      Soggiungeva che una sera scendendo una scala oscura, era stato circondato da nemici invisibili, i quali, menando pugnalate allo scuro, per fortuna non avevano riuscito ad altro che a scalcinare le mura, ed egli s'era potuto salvare illeso. Sarà? Non sarà? a questo non potrei rispondere: ma qualche cosa dovette esservi di vero, da quanto seppi piú tardi.
      In quel tempo (1824) in Roma l'opposizione politica era unicamente ristretta in qualche società segreta d'infima categoria. Come ho già detto, nove anni di perfetta tranquillità non avevano ancora cancellata la memoria dell'epoca napoleonica, e l'Europa non provava sin qui nessun desiderio di entrare in una nuova epopea. I moti di Napoli e di Torino, repressi cosí completamente, avevano lasciata nelle masse l'impressione, che il mischiarsi di politica era mestiere da matti o da birbi, e non da persone oneste e di buon senso.
      A considerare la serie di modificazioni per le quali siamo dovuti passare per giungere al punto in cui oggi ci vediamo non si può fare a meno d'ammirare la via che segue la natura nelle sue formazioni sia fisiche sia morali. Considerando in quali corrotti e sudici pantani si manifestino sovente i primi germi di certe utili e grandi trasformazioni, si sente quanta sia ancora la nostra ignoranza delle leggi elementari del mondo che abitiamo.
      In tutta Roma, chi pensava allora all'Italia, alla sua indipendenza, alla sua rigenerazione? Meno poche eccezioni, la schiuma sopraffina della canaglia, che si riuniva misteriosamente nelle vendite de' Carbonari, nelle osterie, ecc.
      Dal letame nasce il bel frumento: dalla corruzione si sprigiona la scintilla della vita. Sarebbe questa la legge generale? Vorremmo sperare che se è cosí, sia soltanto nel mondo della materia, e non in quello dello spirito.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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