Il principe Spada, compromesso forse da fatti o rivelazioni del processo di que' settari, se ne andò, o venne mandato, a Parigi. Ve lo rividi nel '36, ed una seconda volta mi venne a trovare al quartier generale di Bologna, quando si stava per passare il Po nell'aprile '48. Sempre onesto, ma sempre, e piú che mai cervello torbido. Mi scomparve insalutato hospite, e parecchi anni dopo morí a Parigi.
Non voglio abbandonare Marino ed il sor Checco (questa volta dovrebbe essere per sempre) senza aggiungere un fattarello, che mi parve e mi pare ancora caratteristico di que' paesi, ai quali, si può dire, s'è fatto tardi nel viaggio verso la civiltà.
Fra i racconti favoriti del sor Checco v'era un certo suo viaggio alla Madonna di Loreto, eseguito molti anni prima, e, sembra, poco dopo quella famosa sua campagna anonima a tempo di repubblica. Non mi stupirebbe che questa gita presentasse, quanto al movente, grande analogia con quell'altre gite piú lunghe e piú pericolose che conducevano i nostri padri al Santo Sepolcro. Forse ne' due casi la risoluzione nacque dal desiderio di rimettere il bilancio nel libro mastro che tutti portiamo con noi. Avrei una gran curiosità, lo confesso, d'avere sotto gli occhi per cinque minuti la colonna Dare del libro del sor Checco: curiosità che oramai nessuno si potrà mai cavare, però pazienza!
Comunque stia la cosa, ecco quello che egli raccontava:
- Da un pezzo avevo fantasia d'andare alla Santa Casa. Una sera gli dico al compare Matteo: "Jamo alla Madonna di Loreto". E lui mi risponde che è contento. Facciamo una compagnia. Erimo cinque, e si prende una carrettella. Quattro dentro, uno in serpa. C'era un tale (ora è morto) che era matto. Lo presimo con noi per provare se la Madonna gli voleva far la grazia.
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