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      Si parte, e per strada non se ne poteva far bene: urli, manate; o si buttava addosso, o voleva buttarsi dallo sportello. Non aveva paura che di me, e io gli comandavo: "Ora di' quattro volte il Miserere" e quando aveva finito: "Ora di' 24 Pater noster" e cosí lo tenevo quieto alla meglio. Quando siamo passato Foligno, vicino agli Angeli, eccoti che si butta dal legno e si mette a correre, e noi giú, e dagliela a gambe per riprenderlo. Ma che volevi riprenderlo? era come voler arrivare un lepre. Poi salta nella campagna, si mette per un granturco, e buona notte, chi s'è visto s'è visto! Passava una compagnia di ciociari (tornavano dal perdono d'Assisi). Glie dico: "Aiuto, ragazzi, a ripigliarlo e ci sarà da bere!" Mi s'accosta un ciociaro vecchio di settant'anni, e ghignava. "Damme 'no scudo e te lo ripiglio io!" e non si moveva. "E come lo ripigli, che sei vecchio, quello corre, e nemmeno ti movi?" "Tu non ci pensare. Me dài uno scudo e te le ripiglio." "Te lo darò lo scudo, che sii acciso! Vediamo." Il vecchio va sul capo del solco dove era scomparso el matto, e vedo che si ferma e borbotta una certa orazione!... Non passa un quarto d'ora, eccoti l'amico! Come non fosse fatto suo, rimonta in legno.... era come un agnello! -
      - E come aveva fatto? - domandai io.
      - Eh! - rispose il sor Checco scuotendo il capo con un fare misterioso, - Fatto! fatto! Aveva fatto! Eccola lí! Li ciociari ne sanno.... ma di 'ste cose è meglio non ne discorrere.... e io ci rimessi uno scudo!
      Ometto il resto del pellegrinaggio come poco interessante.
      Non si deve da questo inferire che vi siano molte superstizioni fra le popolazioni agricole, ed anco cittadine di que' paesi. Quella di credere che gli abitanti delle cime dell'Appennino sono tinti di negromanzia, è una delle poche e sembra d'antica data.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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