Si trattava poi d'un panorama. La differenza era poca.
Le esequie d'un Papa presentano quel carattere artistico, un po' teatrale che distingue tutte le cerimonie del culto cattolico: durano nove giorni e sono dette i novendiali. Per tre dí consecutivi il cadavere sta esposto su uno strato inclinato nella cappella del Sacramento, vestito de' paramenti pontificali col volto scoperto ed i piedi a contatto della cancellata che lo separa dalla chiesa. Il popolo, curioso o devoto, passa baciandoli. Ogni giorno v'è una funzione funebre. Sta in mezzo alla gran navata un grandissimo catafalco, che giunge fino all'altezza del cornicione.
Finiti i novendiali, comincia immediatamente il conclave, al quale succedono le cerimonie dell'esaltazione del nuovo Papa.
Le circostanze che accompagnano la morte del Papa meritano che ne dica due parole. Gli usi, le consuetudini, come gli abusi e le tradizioni semibarbare del medio evo, sono scomparse dappertutto meno che in corte di Roma. È naturale: essa teme il presente, e s'attacca al passato per istinto di conservazione.
Quando il Papa è agli ultimi, e che è evidente l'impossibilità d'un ritorno indietro, tutti i legami che tenevano uniti a lui i suoi famigliari piú intimi, si spezzano. Gli interessi si scatenano. Non c'è tempo da perdere. Si tratta d'ore, e forse di meno. Bisogna profittarne. Quindi ognuno a prendere e mettere in salvo quello che è suo, ed anco quello che non è suo. Carte gelose, gioie, moneta, robe: è un si salvi chi può generale, e molte volte l'infelice vecchio muore solo.
Cosí accadde a Gregorio XVI. Cito le parole d'un mio amico, che credo veridiche: "Un povero lavorante del giardino di Belvedere che voleva bene al Papa, il quale, passeggiando, s'era fermato piú volte a parlare con lui e gli aveva regalato qualche mezzo scudo, seppe che il Papa era agli ultimi.
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