Si può immaginare che profitto ne cavasse il vero senso religioso e morale!
Venuta la primavera, mi disposi per andare dal vero secondo il solito, e scelsi per mio soggiorno la Riccia, prima fermata d'Orazio e del suo dotto Eliodoro, avviati a Brindisi.
Ma per quanto le locande moderne de' paesetti latini o campani non splendano per pulizia e per comodi, quella però del signor Martorelli sulla piazza della Riccia portava certo il vanto sull'altre mentovate dal poeta cesareo della Corte imperiale.
Ho sempre trovato singolare il contrasto che si nota fra l'eccessivo lusso della società romana antica e la miseria de' loro mezzi di trasporto, e delle osterie di fermata. Sarebbe, a parer mio, argomento interessante il ricercare quale delle tante civiltà conosciute ha saputo meglio condurre di fronte il progresso in tutti i rami della sua attività.
Io non intendo intraprendere questo studio; osservo soltanto passando, che i nostri cannoni ed i nostri monitors danno certamente un'alta idea della nostra civiltà all'articolo lima e martello; ma per l'articolo giustizia e ben essere, pare ci sia da insuperbirci un po' meno...; ma torniamo al sor Martorelli.
Per me egli aveva preso il posto del sor Checco Tozzi. Ma quanta differenza! Il sor Checco avea dell'artistico, del drammatico; la sua vita era un poema, era in compendio la storia dell'umanità: virtú, vizi, passioni, tragedie, commedie: se fosse stato contemporaneo di Shakespeare, Dio sa che altra roba scriveva quel grande artefice di commozioni, lagrime, risa, terrori, gioie, malinconie ed allegrezze!
Il sor Martorelli invece era il tipo Trattore.
Sua moglie stava al banco del caffè a dar il resto agli avventori. Avevano una figlia di quindici anni che li menava pel naso tutti e due, e li comandava a bacchetta; piuttosto brutta e maleducata.
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