È vero però che un giorno mi disse (frase romana), che ero lungo e secco come il malanno, e potrebbe darsi che questa sua opinione mi rendesse ora ingiusto nei miei giudizi sulle sue attrattive.
L'anno '26 la locanda Martorelli, piena da cima a fondo, avrebbe potuto dirsi l'Albergo delle Quattro Nazioni, se non ce ne fossero state assai piú.
Una lunga tavola ci raccoglieva tutti all'ore de' pasti: e vi conobbi parecchi, che, giovani in quel tempo, incominciavano la loro carriera artistica. Erano in ispecie Francesi, e mi affiatai con alcuni di costoro, veramente care persone.
La mattina ognun di noi partiva co' suoi attrezzi in traccia di studi; a ora di pranzo tutti deponevano il loro lavoro in una sala comune, che serviva cosí ad un'esposizione permanente. Cosa utilissima, accendendo l'emulazione. (Se la modestia non mi riprendeva a volo, stavo ora per aggiungere che i miei studi passavano per i migliori. Ma è arrivata a tempo.)
Quell'epoca fu il piú profittevole per me, né mai avevo riuscito a far tanto sul vero.
Diceva un pittore tedesco che questo studio si divide in quattro stadii: 1° si fa adagio e male; 2° adagio e bene; 3° presto e male; 4° presto e bene. Credo che io potevo dirmi arrivato all'ultimo stadio, per quanto me lo permettevano le mie facoltà mentali.
Fra i miei compagni di lavoro d'allora, alcuni sono diventati piú tardi celebrità, o per lo meno ho veduto i loro nomi citati con elogio negli articoli sulla esposizione di Parigi. Rimango però con qualche dubbio su questa loro trasformazione in artisti distinti. Allora non ne avevano il primo principio. Ma ho costantemente osservato che se uno stesse alla critica artistica letteraria francese ed ai suoi giudizi, si anderebbe soggetti a strane illusioni.
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