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      Chi accetta ciecamente le sue sentenze corre rischio di formarsi un'idea dell'arte francese, che si modifica poi grandemente, quando se ne verificano cogli occhi propri le qualità. Cosí accadde a me, quando nel 1836 andai per la prima volta al Salon. Ci trovai certamente del bello, ma le parole lette erano state piú belle d'assai. Nessuno ha spinto piú avanti de' Francesi l'abilità sull'articolo etiquettes et réclames.
      La mia vita alla Riccia fu piú faticosa di quella di Marino. Là avevo un modesto somaro; personaggio che conosce l'arte difficile di comparire decentemente nel mondo, con pochi mezzi. Chi striglia mai un asino? Gli si dà ogni cent'anni una ripulita all'ingrosso; eppure è ben raro che un asino non si presenti pulituccio e rassettato. Provate invece a star tre giorni senza strigliare un cavallo! Diventa arruffato, sudicio, una schifenza. Alla Riccia avevo appunto un cavallo; e siccome mi sono sempre dilettato della pulizia, mi toccava trovare un'oretta ogni giorno per menar la striglia, lavare, spazzare, rifar la lettiera, portar via il concime, ecc. ecc. Dunque mettiamo, prima parecchie ore passate in campagna a dipingere col caldo, le mosche, i tafani; poi per contentino, le suddette operazioni, e si capirà che verso sera mi sentissi talvolta stracco morto. E se non fosse bastato, uscí fuori un diavolo d'un messo della comunità a farmi contravvenzione, perché io per minor fatica deponevo giornalmente lo stabbio in un mucchio fuor dell'uscio della stalla, ed ogni tanto poi lo facevo levare. Mi toccò rassegnarmi, ubbidire all'autorità, ed ebbi questa giunta di tribolazione. A tali estremi eran ridotte le mani d'un futuro ministro di Stato, governatore di Milano, ecc. ecc.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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