Eravamo ottanta o cento persone con ceste, sacchi, polli, bestie d'ogni genere e generazioni.
Quando s'entra in barca, viene il mozzo (o' guaglione) con un bussolo ornato della solita commovente immagine di un numero di persone nude, che si mostrano dispiacenti di dover vivere in mezzo a molte fette di lingua salata: o spiegando la cosa altrimenti, delle anime del purgatorio in mezzo alle fiamme. Il mozzo scuote il bussolo dicendo ad ogni passeggero: O' Priatorio! ed i piú pagano il tributo. Chiesi spiegazione del fatto, e mi fu detto che la nostra offerta doveva procurarci in mare il soccorso delle dette anime, ed alla peggio un po' di refrigerio alle nostre in caso.... Si sa, chi s'imbarca non può mai sapere come sbarcherà. E cosí si partí, Romegas ed io accanto al padrone, come rappresentanti l'oligarchia di bordo.
Era uno di quei temporali che non si vedono che a Napoli: un cielo scuro, un vento a fulmine, ed un mare gonfio, nero come inchiostro.
Ma piova o fiocchi, le barche del golfo fanno a correre. Aspetta che padron Aniello voglia arrivar dopo padron Gennaro!
Dunque appena a cento passi dal lido, - Remi in barca - Issa la maestra, - su la gran vela, e noi giú alla banda a sottovento: i canestri, i polli, le robbe si ravvoltolano, le donne stridono; ma tutti si buttano dalla banda opposta tanto che si schiva il capoficco; la barca si rialza un poco, e via come una saetta. Io, per motivi miei particolari, guardavo padron Aniello cosí sott'occhio. Era un vecchio cotto dal sole e dal vento, che sul viso e sul collo aveva le grinze a matasse: lo vedeva coll'occhio attento, la mano increspata sul timone spiare sulle creste de' cavalloni l'arrivo della soffiata per gridar tosto: - Molla la scotta!
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