Cesare corse una carriera variatissima, come è accaduto ai piú della nostra generazione, cui toccò attraversare tutte le fasi che incominciano dal dominio straniero tirannico di Napoleone I, e finiscono al regno nazionale e legale di Vittorio Emanuele II.
Quelli che ora vi si riposano felici, ringrazino Iddio: ma qualche volta pensino a quanto costò ad altri di fatiche, di dolori e di sangue.
Cesare a diciotto anni fu strappato alla sua famiglia, e mandato a Parigi auditore al Consiglio di Stato. Accaddero i casi di Toscana, poi di Roma; la scalata del Quirinale, la prigionia del Papa, la violenta, ed ignobilmente eseguita, annessione dello Stato papale all'impero francese: Cesare, che già si trovava a Firenze segretario del governo nuovo della Toscana, venne trasferito a Roma sotto l'amministrazione di Miollis. E furono questi fatti che hanno restaurato le fondamenta del governo temporale, ed infusa nuova vita a tutti i suoi abusi, tantoché ancora durano oggidí, e dureranno probabilmente dell'altro, grazie allo zelo di quelli che gridano "Roma o morte"...; ma parliamo di Balbo.
Egli giovanissimo allora, tutto foco e d'alto cuore dovette sentire quanto fosse iniquo e turpe l'operato di Napoleone: il quale, senza saperlo, rialzò il Papa ed il clero nella opinione pubblica, e gettò se stesso nell'ignominia. Parlo dell'opinione degli uomini retti e di buon senso, ai quali se si può vietare il parlare, non si vieta il pensare. Ben inteso che co' piú ed in apparenza Napoleone trionfava: ma il mondo vedendo intorno al suo trono tutte le fronti inchinate, ed alte soltanto quelle del Papa, dei cardinali e del clero, cominciava già a pronunziare un giudizio che fu il mal germe per lui.
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