Cesare partecipò a questo giudizio, ne serbò una impressione che non si cancellò mai piú, e che fu cagione del parziale ed appassionato sentire col quale trattò sempre in appresso le cose del papato e del governo romano, sia come uomo politico sia come scrittore. Se fu errore in lui, ebbe però una generosa radice.
Fu in seguito adoperato a varie missioni in Illiria e in Germania. Dopo i disastri di Russia, si trovò avvolto nelle finali rovine della campagna del Tredici. Non come militare, ma come auditore spedito qual corriere all'Imperatore, per portargli il portafoglio degli affari correnti al Consiglio di Stato. Incontrare l'esercito francese, che si gettava rotto e disordinato sul Reno dopo la battaglia di Lipsia, vestito da auditore con un portafoglio sotto braccio, era cosa da non piacere a tutti; ma l'intrepidità di Balbo era pari a questo e ad altro. Certo che a sentirlo narrare, colla fiamma che metteva in tutto, quelle scene funebri, durante le quali sembra affatto estinto ogni pensiero, ogni senso del bene nelle misere moltitudini; que' totali sovvertimenti d'ogni ordine materiale e morale, che accompagnano le sconfitte de' grandi eserciti; que' fossi pieni di morti o feriti, quelle ambulanze rovesciate, quegli ammalati che a stento si trascinano, seminando di cadaveri le strade e le campagne; quelle frotte di uomini, di cavalieri ancor validi che corrono come turbini, e passando scalpitano senza pietà sui deboli che essi rovesciano, sui semivivi che finiscono d'ammazzare... Mi diceva che in un punto ove la strada si trovò piena di morti, dové passare un lungo traino d'artiglieria e di cassoni: dopo passato, que' corpi si trovarono triturati e ridotti in una melma sanguigna.
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