Venne finalmente il giorno che gli mancarono le forze e dovette mettersi in letto. Il suo male gli dava di quelle soffocazioni che sono un penare terribile per chi le sopporta, come per chi n'è spettatore, impotente a recarvi sollievo. Egli era da lunga mano usato alle lotte morali e fisiche, la fede di tutta la sua vita gliele mostrava sotto l'aspetto di vie dolorose aperte verso una felicità ineffabile; e perciò le soffrí colla serenità d'un'incrollabile fiducia nell'avvenire.
Coloro che col bel titolo d'aprire gli occhi e mostrare la verità (come se l'avessero in tasca), smuovono la fiducia dei poveretti che nel dolore presente vedono il pegno d'una gioia futura, se mi diranno: - la verità bisogna svelarla ad ogni costo; - rispondo cosí: mi fissino prima il criterio della certezza per conoscerla, e poi strappino l'ultima speranza dal cuore de' derelitti e vi lascino al suo posto la disperazione. Saranno barbari e conseguenti. Ma finché non mi fissano codesto criterio, finché non sanno rispondere alla terribile interrogazione: Quid est veritas? essi sono barbari ed assurdi. E per questo gli afflitti, vale a dire i piú, preferiscono ancora - barbarie per barbarie, assurdità per assurdità - quelle del gesuitismo politico che si chiama oggidí cattolicismo, a tutti i panteismi, a tutti gli ateismi, a tutte le speculazioni e i sistemi di tanti, che se avessero un po' meno vanità ed un po' piú carità nel cuore, ci penserebbero due volte prima di togliere a quel loro popolo, per il quale danno in tante tenerezze, il solo vero conforto che abbia: quello di credere le sue miserie presenti prezzo d'un'immensa felicità avvenire.
Persino al povero selvaggio, che con un rito puerile crede procurarsi nella vita futura sorte migliore che non ebbe nella presente, io mi guarderei di cancellare dal cuore questa sua fede, se non fossi sicuro di potervene sostituire un'altra di conforto maggiore.
| |
Quid
|