Ora è un paese di brava e buona gente, di quel sangue (un po' stizzoso, ma buono) che pretendiamo avere noi Canavesani. Con questo noi io mi vanto un poco; perché, come dissi, a rigore i miei sono di Savigliano, centro del Piemonte: ma tante belle memorie mi legano agli Azegliesi, ed essi dal canto loro mi vogliono tanto bene, che non potranno aver per male s'io mi dico dei loro; quantunque la mia famiglia, per via di femmine e soltanto da poche generazioni, divenisse proprietaria di quel castello.
Le belle memorie sono che, mentre i miei vecchi vi esercitavano l'autorità feudale (lo dico con profonda soddisfazione), si fecero amare e benedire da tutti. Ma ciò che i vecchi del paese ricordavano sempre con commozione, era l'erezione della bella chiesa col suo bel campanile, che mio nonno condusse a tutte od a molte sue spese. Mi ricordo che da ragazzo sentivo parlare delle difficoltà incontrate per farvi giungere certe grosse colonne; e mi sembrava un'impresa tale, che vedevo il detto nonno a traverso lo stesso prisma che ora mi mostra i Faraoni erettori delle Piramidi.
In quell'estate andai vagando pe' monti, per le villeggiature de' miei amici, col mio manoscritto di Fieramosca che venivo aumentando, finché venuto il freddo, ritornai anch'io a Torino, ove dovevo con mio fratello firmare l'istrumento finale di divisione della sostanza paterna. Mentre il notaio lo stava preparando, io preparavo il mio testamento. In tutti i momenti della vita la morte è possibile, ed ho sempre creduto che è un atto da onest'uomo il non lasciar imbrogli dopo di noi. Oltre a ciò l'orazion funebre che si suol fare dal pubblico a chi morendo intestato lascia la famiglia in guai, non mi tentava punto.
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