Non so se sia possibile di dare una prova maggiore di buona volontà, in questa categoria d'idee.
Si comprende che, volendo dare alla propria vita un impianto, una direzione affatto nuova, il mutare soggiorno, se si può, procura grandi facilità, e fu questa riflessione, unita ai miei progetti artistici, che mi condusse a Milano.
Io mi ci stabilii, vi passai dodici anni, vi comprai casa, vi presi moglie, vi formai una famiglia; e tenevo per molto probabile che pel rimanente della mia vita dovesse esser quello il mio definitivo stabilimento. Poi sorsero per me imprevedute circostanze: s'aggiunse il turbine che sconvolse l'Europa, e che ancora non ha compita tutta l'opera sua; e venni balestrato di nuovo nel vortice d'una carriera agitata, come dirò piú innanzi. Quei dodici anni furono da me spesi nella vita di casa e di famiglia. In questo stato, ogni atto, ogni questione, ogni incidente perde il carattere prettamente individuale, e presenta invece l'interesse complesso di due o piú individui. Se ad un uomo è lecito aprire il suo cuore e palesare i propri sentimenti senza riserva; non deve, come pretendeva quel filosofo, rendere di cristallo per altri le pareti domestiche. Se si vuole che siano rispettate, conviene essere il primo a darne scrupoloso esempio. Senza entrare in narrazioni che desterebbero d'altronde pochissimo interesse, io mi limiterò dunque a ricordare que' lavori che io feci in Milano, sí artistici come letterari, durante quell'epoca; e a dar qualche cenno sulle cose, sugli uomini e sui tempi d'allora.
Quantunque l'imperatore Francesco I avesse detto ad una deputazione di cittadini: "Non poter egli far altro oramai se non cercare che Milano decadesse lentamente," Milano non avea voluto decadere.
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