Lo ringraziai vivamente della sua cortesia verso di me, e via di volo col mio Niccolò sotto l'ascella. Quando fui all'aria libera, mi parve d'aver fatto un sogno: quel tal odore, quel tal silenzio mi ritornava nella mente. Ma il pacco sotto il braccio c'era. Fu quello un giorno per me di vera, di schietta allegria; fu tra i pochissimi giorni della mia vita, ne' quali il contento interno non fu adulterato, e a tratti schiacciato, sotto un dispiacere relativamente piú forte.
(*) In pochi giorni il libro fu composto, corretto: in altri pochi fu stampato in decente formato: non ho piú la data precisa del giorno della sua pubblicazione; ma dev'essere stato a' primi dell'aprile 1841.
(*) Appena fu pubblicato il Niccolò de' Lapi, e spedite le copie a Manzoni, Grossi, Torti, Colonnetti, ecc., mi misi a far vita ritirata. Non volevo espormi ad una domanda come quella di quel tal amico a proposito del Fieramosca.
(*) Nella mia vita so d'essermi bene studiato me stesso; di aver sempre fatto la sentinella contro gli assalti dell'orgoglio (o meglio della vanità); d'aver in ogni occasione tentato di sorprendere ciò che nelle mie azioni ci potesse essere di poco nobile, o di leggiero, o di cattivo; e mi son castigato da me in una maniera che fu spesso crudele.
(*) All'istante di mettermi a tu per tu con un avvenimento cosí grande come quello del buono o cattivo esito del Niccolò, si figuri se quella operazione non l'ho istituita in tutta regola! Il primo amico che me ne diede notizia, mi trovò freddo, corazzato; è vero che la notizia, spogliata dei fiori rettorici onde sembravami che l'amicizia l'avesse adorna, era non cattiva, ma nemmeno ottima. Ma la stessa sera, tre, dieci, venti altri amici mi persuasero che i fiori rettorici da me supposti, erano il frutto della mia diffidenza.
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