Non creda, però, che questa mia partenza sia stata un piccolo delitto del quale avessi a pentirmi in seguito. Ho già, mi pare, assicurato il lettore che in fatto di trascorsi o di passione io, sebbene non sia stato da meno o da piú d'un altro, dal momento che ho avuto dei doveri da osservare non li ho mai trasgrediti, mai! Ciò ripeto anche qui, affinché non mi si faccia passare per un fortunato peccatore al di là del vero. Giunsi a Roma. La riputazione mi aveva anche colà preceduto: me ne furono fatti de' complimenti a sazietà, da signori in nero e da signori in pavonazzo. Subito corsi dall'amico; e in pochi giorni potei riuscire a trarlo d'imbarazzo, massime mercé il grazioso aiuto del cardinale De Gregorio.
(*) Nel piccolo cerchio delle mie antiche conoscenze non tardò a risapersi del mio arrivo in Roma: ricevetti graziosi inviti, che accettai in parte, in parte no: rividi qualche gentile signora: e, presso una di queste, lei non indovina certo chi ho riveduto: quella tal signora che fu tanti anni addietro causa di quel mio mal morale cosí lungo, cosí insistente! La pioggia ed il bel tempo sono inventate apposta per simili occasioni: e me ne servii con molta destrezza. Il ricontemplare quel viso, temevo (lo confesso) mi conturbasse: invece, niente affatto! "Bravo sor Massimo!" esclamai internamente. E soggiunsi: "Che sia l'effetto del Sacramento? Va là, hai un bel guardarmi!" Infatti quella signora mi guardava fisso a misura ch'io mi mostravo piú tranquillo e franco. Finalmente partí, e nel partire, zàffete! un'ultima occhiata da Parto!
(*) Anche senza far calcolo sull'argomento ascetico piú sopra indicato, l'età del giudizio l'avevo. Sicché anche l'ultima occhiata scivolò su di me come sopra un usbergo della piú grande purità. Però non nego che ci fu un momento.
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