Filippo che a codesto discorso poco attendeva ed aveva altro in capo, mi prendeva il polso mezzo sbadato; e allora mi cacciai a ridere, e ritirando la mano soggiunsi: - Per questa volta terremo il consulto per fatto; ma siccome può accadere ancor piú a voi, come suddito pontificio, che a me, l'esser preso e posto sotto costituto, caso mai che questo accadesse, vi ricorderete, come ad un bisogno mi ricorderò io, che questa sera in casa della Clelia nell'abboccamento avuto insieme in una camera separata, io v'ho consultato pel mio dolore, che voi avete giudicato affar nervoso da non farne caso, e dopo il consulto ci siamo lasciati e nient'altro.
E qui osserverò come fra i tanti tristi effetti che i governi simili a quello del Papa producono sul carattere degli uomini, il peggiore forse di tutti è quello di spegnere negli animi la sincerità, e rendere la doppiezza e la simulazione condizione necessaria del vivere, e costringere chi non vuol a ogni momento rischiar la prigione a ridurla ad un sistema.
Filippo sorrise, e poi cominciò a parlare di ciò che piú gli premeva; e non potendomi ricordar le precise parole ne dirò il senso, il quale era in sostanza: esser Papa Gregorio ormai cadente, ed impossibile campasse a lungo; essere, come benissimo conoscevo, la Romagna in puntelli: ed avere le persone savie ed oneste avuto molto che fare e dire per trattenere i popoli dal rompere in quelle solite imprese mazziniane, sempre pazze e sempre fatali; esser da pensar sul serio al caso della morte del Papa, e cercare, per quanto fosse possibile, di prepararvi gli animi; dovere gli uomini influenti impiegare tutta la loro autorità onde persuadere, che neppure alla morte del Papa non si facessero novità; che, intraprese co' soliti modi violenti e rivoluzionari, non portavano altro frutto se non la comparsa degli Austriaci, colla prigionia, l'esilio e la morte di molti, ed un peggioramento nelle condizioni di tutti.
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