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      Pensate, se è possibile, che mi diano retta quando parli una lingua che non intende nessuno!
      - Il non esser voi settario è meglio: e poi già v'ho detto che quasi tutti si sono ritirati da queste buffonate: e quanto all'aver voi idee opposte a quelle di Mazzini, su menti stanche del passato ed incerte sul futuro, produrrà anzi miglior effetto.
      Cosí di un discorso in un altro mi venne sempre piú manifestando questo desiderio de' caporioni liberali dello Stato, di vedermi prendere una specie di direzione del partito, e prima di tutto di conoscermi di persona ed abboccarsi con me.
      Cosí a prima impressione la cosa non mi dispiacque. Non già perché ci vedessi fondamento nessuno per giovare all'Italia: ma perché provando il bisogno d'aver un'occupazione che sopraffacesse nell'animo mio i pensieri che mi tormentavano, non mi parve poterne trovare una migliore. Contuttociò, seguendo il mio lodevole costume di prender sempre tempo a pensare, dissi a Filippo:
      - Io v'ho inteso, non vedo ostacoli assoluti, ma a tutto ci vuol riflessione, ci penserò e vi saprò dir qualche cosa. - Cosí rimanemmo e lo lasciai.
      Ne' giorni dipoi andai molto ruminando questa faccenda, volgendola da tutti i lati e vedendone tutti gli aspetti.
      Ora mi pareva principio di qualche cosa d'importante, ora una pura ragazzata, ora un mezzo soltanto di conoscer meglio l'Italia e gl'Italiani, ora un affare da esser messo in mezzo, e finir in prigione senza utile nessuno. Credo che infatti ci fosse un miscuglio di tutto questo.
      Alla fine mi decisi pel sí, per piú ragioni: la principale era il desiderio, dovrei dire il senso di dovere che mi consigliava a non tralasciar nulla di fattibile per impedire i disordini che senza dubbio sarebbero accaduti alla morte di Papa Gregorio, con danno dell'Italia e degli Italiani, e con guadagno certo per la sola Austria; poi veniva l'altra ragione, d'aver un modo di passar la malinconia, e finalmente il mio gusto per la vita di avventure e d'azione.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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