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      La mattina, appena giorno, Antonio attaccò le sue caprette: e via di carriera per le Sette Vene, Monterosi, Nepi, Civita ed Otricoli. Qui si rinfrescò. Io me la feci col cameriere dell'albergo e lo condussi sul discorso dei moti del '31, quando le bande di Zucchi s'erano venute fino ad Otricoli.
      - Chi sa che baron f.... erano (dicevo io al cameriere), e quante ne avrete avute a soffrire qui in paese!
      - Nossignore (mi rispose), quant'a questo, per la verità, bisogna dire ch'erano bravi giovanotti, che nessuno ebbe che dire.
      Il cameriere rispondendo cosí ad un incognito, mostrò piú coraggio civile di me, che gli avevo tenuto un discorso molto governativo per scoprir paese.
      In questo modo, e cosí facevo ogni volta che mi se n'offriva occasione, cercavo farmi un'idea esatta dell'opinione d'ogni paese che attraversavo. Non c'è altro modo a voler conoscere la materia sulla quale si vuol operare: invece quelli che pur decidono della sorte de' poveri viventi, vogliono proprio prenderselo l'incomodo di saper almeno che cosa desiderino o soffrano, o quali bisogni siano i loro!
      La sera all'imbrunire eravamo a Terni.
      Qui di fatto cominciava il mio viaggio, o vogliam dire la mia via crucis. Ecco perché.
      La corrispondenza liberale dello Stato, stabilita da un pezzo ad uso delle sette, anche dopo illanguidite e quasi spente le sette, era rimasta come una gran rete che teneva lo Stato da un capo all'altro. In ogni paese era un uomo fidato che formava uno degli anelli della catena, ed a questa catena era dato il nome di trafila. Serviva a mandar nuove, precetti, direzioni, lettere, e talvolta anche persone, gente costretta a fuggire, o commis voyageurs politici, ecc.
      Tantoché era frase usata mandar questa o quest'altra cosa o persona, per trafila.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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