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      Questa però, giunta a Terni, non correva oltre verso Roma, ma per gli Abruzzi entrava in Regno.
      In quel tempo Roma e Comarca, Marittima e Campagna, eran provincie che, se pur contenevano individui isolati che attendessero ad imbrogli politici, non n'avevano un bastante numero da meritar gli onori ed emolumenti della trafila. Si deve anche aggiungere che le provincie dello Stato avevano allora Roma e contorni in gran dispregio; e neppur si sarebbero fidati molto de' Romani.
      E realmente, un solo anello della trafila che fosse stato traditore, rovinava un mondo di gente: ed è fatto notabile, che in tanti anni che durò la disfida a morte combattuta fra il Papa ed i sudditi suoi, mai e poi mai la polizia romana ha avuto il gusto di far conoscenza con uno di codesti anelli della gran catena, e mai ne fu messo uno prigione.
      Povero sangue italiano! Quanta virtú non è ancora in lui, dopo tanto strazio che n'hanno fatto i suoi persecutori!
      A Terni, dunque, trovavo il primo anello della trafila.
      Dopo spolverati, e fatto un po' di pranzetto, s'uscí Pompili ed io che già era notte chiusa, e non senza qualche difficoltà si rintracciò l'uomo.
      Ma siccome viviamo in tempi curiosi e che con carta e penna finché durano certi governi e certe polizie non è bene scherzare, cosí su questo come su ogn'altro membro della trafila non darò neppur un cenno che possa servir di indizio onde scoprirlo.
      Mi contento di dire che dove m'ero aspettato incontrare ostacoli quasi insuperabili, per passioni ed ire politiche, per ignoranza o cortezza di mente trovai invece con questo primo, come con tutti gli altri in appresso, ogni immaginabile agevolezza a far accettare le mie idee e le loro deduzioni.
      Trovai tutti persuasi che la Giovine Italia era pazzia: pazzia le sètte, pazzia il cospirare, pazzia le rivoluzioncine fatte sino a quel giorno, senza capo né coda.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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