Andati scendendo per un cento passi per quella città tutta di monte, la coscienza d'Antonio si fece sentire e si fermò riguardando meglio da ogni lato. Nulla.
Intanto il vento ingagliardiva, ed io dissi: - Antonio mio, a lasciar i cavalli fermi a quest'umido ci faranno poco profitto, che ancora non sono ben rasciutti del sudore della mattina. Fa' a modo mio, son presto le tre e mezzo, peggio per chi non è esatto, tira via, e se vorrà venire a San Severino stasera, non mancano cavalli a Camerino; staccherà un biroccino, e verrà volando.
Io che so il vetturino marchigiano come l'avessi fatto, avevo colto il suo cuore nel punto piú sensibile; ed in fatto era vero: cavalli già un po' stanchi, fermi a quel vento traverso, fanno presto a prender doglie nelle spalle.
Antonio persuaso, dette un'altra guardata per formalità, poi una sgrullata di spalla, borbottò non so che epifonema fra' denti, e pronunziò alla fine quell'U, che pe' cavalli di vettura equivale al marche militare; e per la mia vittima equivalse ad una buona bagnatura, e a sette o otto paoli di maggior spese nel bilancio del suo viaggio al corpo.
La strada, che era quasi tutta a vantaggio, poiché dalle vette dell'Appennino scende verso l'Adriatico, la facemmo volando; e suonava l'Avemmaria, che già mi trovavo a tetto nella locanda di San Severino.
Là era un parapiglia grandissimo per la piena de' forestieri, causa la fiera di Loreto che si teneva in que' giorni.
Io, non mi sentendo di cenare, tolsi all'ostessa, che già non sapeva a chi attendere, il pensiero d'occuparsi di me; e non occorrendomi neppure la camera cosí subito, mi trattenni nella cucina, ciarlando con tutti, e prendendo una lezione dal mio solito maestro, l'uomo, studiato in tutte le età, i sessi e le circostanze.
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