per non lasciarmi vincere dalla seduzione de' suoi modi e delle sue parole.
Povero signore! Egli aveva del buono e del grande in sé, perché volle credere nella furberia?
Informandosi di me cortesemente, gli venne detto: - Ed ora di dove viene? - che era appunto il filo al quale potevo appiccare tutto il mio discorso. Non me lo lasciai sfuggire, e gli parlai cosí. Se non ripeto le precise parole, ripeto certo il loro senso.
- Maestà, sono stato a girare città per città una gran parte d'Italia, e se ho domandato d'essere ammesso alla sua presenza, è appunto perché, se la M. V. lo volesse permettere, amerei di farle conoscere lo stato presente d'Italia, quello che ho veduto e parlato con uomini d'ogni paese e d'ogni condizione, relativamente alle questioni politiche.
C. A. - Oh anzi dica, mi farà piacere.
Io. Vostra Maestà conosce tutti i moti, le congiure e le rivoluzioncelle, accadute dal '14 in qua; conosce le cagioni che le eccitano, il malcontento che le aiuta, come il poco senno che le conduce, e le tristi conseguenze che ne derivano. L'inefficacia, anzi il danno di questi atti, che non servono se non ad impoverire il paese de' migliori caratteri, ed a rendere piú dura l'influenza straniera, ha oramai colpito in Italia i piú assennati, e si desidera cercare modo e via nuova.
Trovandomi a Roma ne' mesi addietro, ho molto parlato de' rimedi possibili a questo triste stato. Papa Gregorio è vecchio e cagionevole; alla sua morte certo, se non prima, qualche gran cosa si prepara: la Romagna anderà in fiamme, e finirà come sempre con un'altra occupazione austriaca, un'altra serie di supplizi, d'esili, un nuovo incrudimento di tutti i malanni che ci opprimono. È dunque urgente trovar rimedio.
| |
Italia Italia Maestà Italia Roma Gregorio Romagna Papa
|